La respirazione polmonare è una delle funzioni fondamentali ed indispensabili alla vita umana. Consente lo scambio di gas tra il sangue e l’atmosfera esterna, per consentire al nostro organismo, cellule, tessuti ed organi, di introdurre ossigeno ed espellere anidride carbonica. La produzione di energia attraverso la respirazione cellulare richiede un continuo apporto di ossigeno, generando anidride carbonica. È attraverso il sangue che l’ossigeno viene trasportato in tutto il corpo per raggiungere tutte le cellule del corpo, e per trasportare poi l’anidride carbonica verso i polmoni.
La respirazione possiede inoltre una caratteristica rara: può essere sia inconsapevole che volontaria. Per la maggior parte del giorno e della notte lo facciamo in automatico, ma se vogliamo siamo in grado di controllare ritmo, ampiezza e durata di ogni singolo respiro.
Il sistema respiratorio è formato dalle vie aeree (naso, faringe, laringe, trachea, bronchi) e dai polmoni, ai quali è affidato il compito fondamentale di rifornire il sangue di ossigeno e di liberarlo dall’anidride carbonica. Il tessuto polmonare costituisce quindi un’interfaccia tra aria e sangue, ed è precisamente nei bronchioli che l’ossigeno proveniente dall’aria viene ceduto ai globuli rossi del sangue.
L’aria entra dal naso, il quale offre un ambiente caldo e umido che ha il compito di umidificare l’aria e regolarne la temperatura, viene inoltre prodotto del muco in grado di intrappolare polvere e batteri (per questo motivo bisogna sempre inspirare con il naso!). L’aria supera così una prima barriera per essere resa maggiormente compatibile con l’ambiente interno, organi e polmoni. Dal naso l’aria passa alla faringe (dietro la lingua), successivamente nella laringe (organo della fonazione), per poi passare nella trachea, un tubo flessibile lungo circa 12 centimetri e formato da anelli di cartilagine aperti posteriormente a forma di “C”, all’interno della quale si trovano delle ciglia vibratili che servono ad allontanare eventuali corpi estranei (attraverso un colpo di tosse) e quindi a purificare l’aria. La parte inferiore della trachea si divide in due rami (i bronchi) che si dirigono ciascuno verso il proprio polmone, ramificandosi in rami sempre più piccoli (i bronchioli). Questi ultimi terminano negli alveoli polmonari, piccole vesciche avvolte da capillari sanguigni. I bronchi, i bronchioli e gli alveoli polmonari costituiscono l’albero bronchiale: la parte dell’albero che arriva ai bronchioli è quasi esclusivamente deputata alla funzione di trasporto, mentre negli alveoli prevale lo scambio gassoso, l’aria diventa più ricca di biossido di carbonio e più povera di ossigeno.
Respiro ed emozioni
Il respiro, quindi la sua ampiezza, il ritmo, la durata, è legato allo stato fisico, alle richieste di energia/ossigeno da parte dell’organismo nelle varie attività in cui siamo coinvolti. Il respiro asseconda automaticamente le richieste del corpo ma non solo, anche il nostro stato psicologico ed emozionale verrà riflesso da un certo tipo di respiro. Situazioni di stress e situazioni di piacere richiederanno differenti risorse ed adattamenti da parte dell’organismo, che quindi rifletterà anche nella respirazione uno stato emotivo. Solitamente situazioni di pericolo e/o stress indurranno una respirazione più “alta”, come se fosse solo la parte alta del torace a lavorare, mentre una situazione rilassante e priva di pericoli può favorire una respirazione di tipo addominale, con ampie escursioni del muscolo diaframma ed un addome rilassato. Non è raro in persone stressate o ansiose avere un diaframma un po’ bloccato ed una respirazione corta e molto veloce. Per contro, una persona calma tenderà ad avere un respiro più profondo, diaframmatico, ampio e calmo.
Sappiamo che rallentare volontariamente il ritmo respiratorio, compiendo respiri più ampi, lenti e profondi, può “calmare” il sistema nervoso centrale (SNC) e rallentare il ritmo cardiaco, attivando le componenti parasimpatiche del SNC. Un recente studio porta ulteriore conferma che questo è valido in special modo se l’inspirazione viene effettuata solo attraverso il naso: possiamo influenzare i segnali elettrici del cervello, migliorando i processi cognitivi legati a memoria ed emozioni.
L’importanza di una corretta biomeccanica
Ma se gli stati emotivi possono influenzare il respiro è vero anche il contrario. Una corretta struttura e una buona postura promuovono un corretto e fisiologico funzionamento di tutte le strutture legate alla respirazione: vertebre, muscoli (diaframma in primis), coste, favorendo una buona ossigenazione dei tessuti e rimozione dei prodotti di scarto del metabolismo. Le articolazioni a questo livello (toracico) sono numerosissime proprio per consentire tutti gli adattamenti possibili, garantendo così lo svolgimento delle funzioni vitali, ma qualunque cosa alteri il loro funzionamento può influire sulla respirazione, sugli scambi di ossigeno e anidride carbonica, e quindi sulla qualità della vita. Comprendiamo quindi che una struttura (ossa, muscoli, articolazioni) che svolge al meglio il suo compito si traduce in un ottimale capacità dell’organismo a svolgere tutte le funzioni, a potersi adattare al meglio in ogni situazione. Ed è qui che entra in gioco l’osteopatia. Come tradizione e filosofia osteopatica ci ricordano: struttura e funzione sono in relazione reciproca, per cui una corretta struttura consente un’ottimale espressione delle funzioni, laddove una funzione compromessa può modificare la struttura.
Una buona fisiologia respiratoria promuove:
- miglior funzionalità cardiovascolare e polmonare
- ossigenazione dei tessuti
- maggiore funzionalità del sistema linfatico
- livelli di stress più bassi
- una mente più tranquilla
- un sonno ristoratore
- maggior equilibrio neurovegetativo
- beneficio per il cuore che mantiene una buona mobilità nel suo ambiente, massaggiato dal movimeto di polmoni e diaframma durante gli atti respiratori
- una migliore funzionalità degli organi addominali: i visceri vengono “spremuti” promuovendo un ritorno venoso verso cuore e polmoni, promuovendo una buona fisiologia degli stessi
- una migliore postura
- influenze benefiche sugli stati emotivi, sull’umore
- una buona fisiologia di tutto l’organismo in tutte le attività quotidiane, lavorative, sportive.
Come può intervenire l’osteopatia?
A seconda del caso l’osteopata potrà intervenire su strutture direttamente coinvolte nella meccanica respiratoria, come coste, vertebre, clavicole, legamenti e muscoli, visceri (fegato, stomaco, ecc…), con lo scopo di normalizzare eventuali disfunzioni osteopatiche in questi distretti, oppure potrà intervenire in strutture apparentemente non collegate ma che comunque nel caso specifico possono perturbare la fisiologia respiratoria. In ogni caso cerca di migliorare/normalizzare la meccanica di tutte le strutture coinvolte in questa funzione: colonna vertebrale, coste, muscoli respiratori, postura, flusso vascolare e linfatico, ecc… Può essere d’aiuto per regolare il funzionamento del sistema neurovegetativo (simpatico e parasimpatico), quindi le attività autonome dell’organismo che regolano tutti i ritmi del corpo come il ritmo sonno/veglia, frequenza del ritmo cardiaco, ritmo del respiro, le escursioni diaframmatiche, produzione di ormoni, ecc… In sintesi la finalità del trattamento osteopatico è quella di ottimizzare l’efficienza respiratoria, oppure di aiutare il paziente nel decorso di una lesione o patologia in quest’area (in collaborazione con il medico o altre figure sanitarie coinvolte).
L’obiettivo dell’Osteopatia, in questo e in tutti i casi, sarà sempre quello di ottimizzare le risorse a disposizione dell’organismo, di rimuovere le eventuali perturbazioni affinché possa esprimere uno stato di salute globale e un buon funzionamento di tutti i sistemi. Lo scopo è cercare la salute, manifestazione innata di ogni organismo.
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